FOTO – DOCUMENTI

INTRODUZIONE:

La pergamena

Sacrestia Chiesa San Bartolomeo di Cludinico – Gentile concessione di don Gianni Pellarini

Avviso: La ghirlanda

Avviso del parroco pro-tempore don Valentino Costante – Conservato da Delio Dell’Oste

CAP. I: Rientro a casa dopo il raccolto nei campi

Gracco – Casa natale di Lisa

Foto Serse Tacus

Lisa e Zuàn da giovani

Archivio Valter Gortan

Lisa e Zuàn in età matura

Archivio Elisa Tacus

Qui Lisa e Zuàn si son detti di Sì

Foto Serse Tacus
CAP. III: Al pascolo … incontro con la vipera

Pieri al pascolo

Archivio Lucio Tacus

Il PGR conservato nel santuario di Sant’Antonio a Gemona

Foto fornitemi da fra Florian Broch del Santuario di Sant’Antonio di Gemona

CAP. IV: Amori giovanili che si infrangono

Maria

Archivio Elisa Tacus

CAP. XI: Poveri orfani in affitto a casa loro

Lapide

Foto Serse Tacus

CAP. XIII: Prima il buio e poi la luce

Tessera ASS. MUTILATI DEL LAVORO

Archivio Luciana Tacus

CAP. XIV: Sposarsi, dirle di sì … e non vederla

Gjino con il braccio la figlia Luciana

Archivio Luciana Tacus

Il bastone che ha accompagnato Gjino

Archivio Luciana Tacus

CAP. XV: In Albania a cercare l’oro nero

La baracca di Pieri a Durazzo

Archivio Lucio Tacus

CAP. XVI: Un viaggio in treno … avventuroso

Locomotore a carbone

Foto Serse Tacus
Screenshot
Foto Serse Tacus

Sudori trasformati in carta straccia

CAP. XVII: Le case crescono e la vita è serena

Nuti sulla teleferica

Archivio Elisa Tacus

Le due case di Albin e Pieri (1952)

Archivio Lucio Tacus

Matrimonio di Pieri e Regjina

Archivio Lucio Tacus

La casa di Gjino (1957)

Archivio Luciana Tacus
CAP. XVIII: Ritrovarsi dopo quasi trent’anni

L’ultimo periodo di Zuàn

il suo giornale preferito

Archivio Armando Di Palma

con Regjina ed i nipoti Serse e Lucio

Archivio Lucio Tacus

Gli auguri di nonno Zuan per il mio battesimo

Archivio Serse Tacus

I ricordi della nipote Luciana Tacus

I ricordi del nipote Arduino Gortan

I ricordi della nipote Mariucci Tacus

Morta a 82 anni il 27 febbraio 2025

I ricordi della nipote Vanda Tacus

I ricordi della nipote Lisetta Tacus

I ricordi del nipote Renzo Tacus

Morto a 74 anni il 01 febbraio 2025

I ricordi del nipote Serse Tacus

I ricordi del nipote Valter Gortan

I ricordi del nipote Lucio Tacus

I ricordi del nipote Andrea Tacus

I ricordi di zio Zuan della nipote Graziana Vidale

Registrazioni Serse Tacus

CAP. XIX: Alla fine quante soddisfazioni

Albin e Pieri giocano a carte

Archivio Renzo Tacus

Una bella serata all’Osteria “Al Ponte”

Registrazione Italo Beorchia -Vigj Guardia – Archivio Luciana Tacus

Gjino con la sua fisarmonica (1959)

Archivio Luciana Tacus

Registrazioni di alcuni brani (Gjino anni ’60)

Miniera

Nella miniera è tutto un baglior di fiamme
Piangono spose, bimbi, sorelle e mamme
Ma a un tratto il minator dal volto bruno
Dice agli accorsi se è titubante ognuno
Io solo andrò laggiù, che non ho nessuno

E nella notte un grido solleva i cuori
Mamme son salvi, tornano i minatori
Manca soltanto quello dal volto bruno
Ma per salvare lui non c’è nessuno

L’Ambasciatore

La Tirolese

Archivio Luciana Tacus

Le suonate preferite di Gjino

Brani da YOUTUBE

Gjino, a suonare per allietare le nozze ed altro

Elio e Corinna Zuliani “da Moneana”, Renzo Not “da Nota”, Ludovico Soravito “da Vica”, Gjino “il vuarp”, Bruno Zarabara
Lucio Puschiasis, Gjino “il vuarp” e Primo Fedele “di Toi”
Archivio Mattia Primus

Le suonate di Italo, il genero di Gjino

Archivio Luciana Tacus

La casa di Nuti prima della demolizione

La casa di Nuti ricostruita negli anni sessanta

Foto Serse Tacus

Ines, Pina, Regjina, Rina e Rosanna

in una delle tante gite annuali

Archivio Lucio Tacus

I fratelli al matrimonio di Serse e Cecilia

Nuti, Albin, Ines, gli sposi, Gjino e Pieri

Foto Luigi Gardel – Archivio Serse Tacus

L’arcano del nomi femminili declinati al maschile

come d’uso nella parlata a Gracco

Vincenza – Vincenzo
Maria – Mario
Zuluta (Angelina) – Zuluto
Zulina (Angelina) – Zulino
Lisa (Elisa, Elisabetta) – Liso

Graziana Vidale – Registrazione Serse Tacus

POESIA DI IPPOLITO NIEVO

DOPO LA VISITA AD UNA MINIERA DI CARBONE IN CARNIA

Sfolgora il sole. Vampe di luce corrono il cielo,

mentre sul bosco estatico

scende la meridiana quiete. Tra i larici verdi,

tra i bruni abeti immobili,

celebrano le mosche, ronzando, lor facili nozze,

e industriosi tessono

i ragni le tele. Di giallo, di rosso, d’azzurro

spiega agli insetti pronubi

ogni corolla un richiamo, e viene, or si or no, da lontano

il ritornello tremulo

d’una canzon d’amore. Fra tanto fremer di vita

silenziosi si avviano

i minatori al lavoro. Aperta nel sasso li inghiotte

l’oscura bocca funebre;

essi discendon lenti, curvi per l’antro malfido

delle fumose lampade

al rossigno bagliore. Grandi ombre nere si allungano

su le pareti viscide

di oscura gromma coperte, e lacrime e lacrime pare

gemer la terra, e paiono

le tristi gocce cadute raccogliersi in pozze sanguigne.

I minatori scendono.

Qual da le morte case un alito grave si leva,

tale vien dalle intime

viscere della terra della putredine il lezzo.

Par la montagna premere

Col ciclopico sforzo della gran mole rocciosa

Sulla profonda ed esile

Sua ferita gemente, e dei viventi sepolti

Pare sul petto premere.

O giocondo lavoro al sole al vento compiuto

Consolator dello spirito!

Sana fatica, che induri il corpo, che l’anima tempre!

O meridiano placido

Riposo tra i fiori, del bosco sul margine, all’ombra

Profumata dei larici!

Giù nelle viscere oscure del monte anzi tempo sepolte

Struggonsi vite giovani,

scorrono vite brevi. O lento, o diuturno supplizio

di sconosciuti martiri!

Morde il piccone assiduo la roccia, che cede e si sfalda,

e fra gli strati tenui

il tesoro racchiude; s’annebbia la grotta recente

di soffocante polvere,

che insidiosa, sottile, gli occhi, le fauci, il petto

del minatore atossica.

Egli, simile a tarlo, d’annosa querce rodente

la compage durissima,

striscïando avanza pel tenebroso cunicolo,

lento, ma infaticabile.

Alla montagna avara strappa del sole antico

la possanza, da secoli

prigioniera nel sasso, e libera all’uomo la dona

più delle gemme nobile,

utile come il pane. Inconsapevole eroe,

alla morte, che assidua

lo persegue ghignando, serenamente ei sorride.

lassù alla luce fulgida

Del sole ansiosi lo attendon la madre, la sposa, i figlioli

nella casetta povera,

e paiono le tenebre di quel sepolcro di vivi

tutte di luce splendere

a quel pensiero. – Guata sinistramente la morte

la consacrata vittima.

(Ippolito Nievo – Canti del Friuli – Udine, Domenico Del Bianco, 1912. Fonte: Internet Archive)

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